Adnan, il coraggio di dire basta al caporalato

Adnan, il coraggio di dire basta al caporalato

Le ingiustizie, le denunce, le minacce e alla fine l’omicidio: Adnan si era ribellato allo stato di schiavitù in cui vertono i lavoratori stranieri nelle campagne di Caltanissetta e del sud Italia

Giugno, per definizione, è un mese di festa: carri colorati e bellissimi sfilano per rivendicare i propri diritti in occasione del gay pride, la bella stagione sempre più calda ci fa desiderare il mare e il primo bagno estivo e le giornate sono le più lunghe dell’anno.
Niente sembra possa andare storto. 

Eppure, c’è qualcosa che ci lascia l’amaro in bocca: il 3 giugno del 2020 Adnan Siddique viene brutalmente ucciso.
Il motivo?
Aveva avuto il coraggio di denunciare una vera e propria organizzazione criminale finalizzata al caporalato composta da pakistani e italiani.

Accoltellato e pestato a morte, Adnan aveva preso le difese dei propri connazionali impiegati come braccianti agricoli in varie aziende del circondario che vengono minacciati e picchiati di continuo, privati di qualsiasi diritto sul lavoro e in costante pericolo di vita, senza sicurezze o tutele.


Adnan Siddique non era un bracciante, ma un operaio che non poteva più voltarsi dall’altra parte e che ha scelto di denunciare.
Un eroe? Forse. O più probabilmente una persona che riconosceva e lottava contro le ingiustizie e le brutture da cui era circondato e che aveva scelto di non restare a guardare. 

Ormai è trascorso più di un anno dalla sua morte e dare seguito al suo coraggio è il minimo che ognuno di noi possa fare restando dalla parte dei braccianti, lavorando duramente affinché le norme vengano sempre applicate e, dove possibile, migliorate. La legge anticaporalato del 2016 ha dato importanti strumenti alle forze dell’ordine e alla magistratura per colpire i carnefici. Ora, sulla scia di quello che stanno facendo alcune procure, come Foggia e Prato, è sempre più necessario difendere le vittime in ogni modo. 

Per questo motivo, l’associazione I Girasoli fa parte del progetto SIPLA che si batte contro le forme di caporalato, di lavoro irregolare e di sfruttamento lavorativo. 

Dalla parte di Adnan, dalla parte dei braccianti, dalla parte della legalità. Sempre. 

Non ti dimenticheremo, Adnan.